Monday, September 12, 2011
Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, in prigione da un anno.
di Marco Curatolo
365 giorni nel carcere di Evin (Teheran), molti mesi in isolamento, tre lunghi scioperi della fame, pressioni e minacce continue. Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, attivista per la parità delle donne, abituata a difendere minori vittime di abusi, prigionieri politici, condannati a morte, ha passato così un anno della sua vita: tra le mura di una cella, accusata e condannata per propaganda contro il sistema e attentato alla sicurezza nazionale. È stata arrestata il 4 settembre 2010, pochi giorni dopo che la sua casa e il suo ufficio erano stati perquisiti dalle forze dell'ordine. Convocata per un interrogatorio (l'ennesimo) non è stata più rilasciata. Il 9 gennaio 2010 la sezione 26 del Tribunale rivoluzionario di Teheran (giudice PirAbassi) ha emesso contro di lei una sentenza che la costringe a scontare una pena di 11 anni in carcere e la sospende per 20 anni dall'avvocatura. Dice Cristina Annunziata, presidente di Iran Human Rights Italia Onlus: "È scioccante pensare che Nasrin Sotoudeh abbia trascorso un anno di prigione, ma lo è ancora di più pensare che, per la giustizia iraniana, dovrebbero trascorrerne altri dieci prima che possa tornare libera, e diciannove prima che possa ricominciare ad esercitare la sua professione di avvocato."
Non è servita una risoluzione del Parlamento europeo, che pochi giorni dopo quella vergognosa sentenza ha chiesto alle autorità iraniane di liberare Nasrin e di renderle giustizia. Non sono serviti gli appelli lanciati da Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, sua connazionale e collega, nonché sua cliente. Non è servito che la sezione americana dell'associazione internazionale PEN l'abbia insignita del prestigioso premio "Barbara Goldsmith Freedom to Write". Non sono servite le sollecitazioni di Amnesty International e delle maggiori organizzazioni per i diritti umani. Nasrin Sotoudeh resta nel carcere di Evin a scontare la sua ingiusta pena. Prigioniera politica perché difendeva altri prigionieri politici, molti dei quali come lei ancora in carcere (i giornalisti Isa Saharkhiz e Keyvan Samimi, dissidenti come Hesmatollah Tabarzadi, attivisti del movimento studentesco come Atefeh Nabavi) e arrestati dopo la repressione seguita alle contestate elezioni presidenziali del 2009. Prigioniera politica perché affermava i diritti delle donne e chiedeva, con il gruppo One Million Signatures, l'abolizione delle norme che le discriminano nell'ordinamento giuridico iraniano. Prigioniera politica come ricompensa perché una buona parte della sua vita professionale l'ha passata ha difendere bimbi e madri vittime di abusi di padri e mariti violenti e tiranni.
Moglie e madre, Nasrin Sotoudeh, lo è a sua volta. Ha lasciato a casa il marito Reza e i figli Nima e Meraveh, un bimbo di 4 anni e una di 12, che potrebbero averne 14 e 22 quando rivedranno la madre in libertà. "Mia tenerissima figlia - ha scritto mesi fa Nasrin a Meraveh in una lettera da Evin - tu sei stata la principale motivazione che mi ha spinto a dedicarmi ai diritti dei bambini. Pensavo allora, e ne sono tuttora convinta, che nessuno più dei miei stessi figli trarrà beneficio da tutti i miei sforzi nel campo dei diritti dei bambini." E ancora: "Come avrei potuto abbandonare la scena non appena sono stata convocata dalle autorità, sapendo che i miei clienti erano dietro le sbarre in prigione? Come avrei potuto abbandonarli dato che loro mi avevano assunto per la loro difesa legale ed erano in attesa di un processo? Non avrei mai potuto farlo."
Il marito di Nasrin, nel corso di questi 365 giorni, è stato spesso nel mirino delle autorità, che colpendolo speravano di creare ulteriore pressioni su Nasrin, di piegarla e spingerla a false confessioni autoaccusatorie. È stato anche lui arrestato, sebbene solo per 24 ore. Nel corso dell'estate, inoltre, lui e i due figli sono stati trattenuti per molte ore a Evin dopo la visita settimanale. In segno di protesta, da quasi un mese Nasrin Sotoudeh si rifiuta di ricevere ulteriori visite del marito e dei figli: "Per tutelare la loro sicurezza", fa sapere dal carcere. E questa reazione si aggiunge ai lunghi scioperi della fame (almeno tre) con i quali ha voluto reclamare i suoi diritti di prigioniera quando, ad esempio, le hanno vietato il contatto diretto con i figli, obbligandola a vederli attraverso un vetro. Non ha piegato la schiena, mai, nemmeno per uno dei 365 giorni, Nasrin Sotoudeh: donna minuta e solo apparentemente fragile, ma con una volontà d'acciaio e dalla sua il coraggio della verità; con una dignità ribelle che l'ha portata, nell'unica occasione in cui, nel corso di questo anno, le macchine fotografiche l'hanno potuta ritrarre (durante un trasporto in tribunale per una udienza), ad abbracciare, lei ammanettata, il suo Reza sotto lo sguardo grigio di un gendarme. E quelle foto, con l'energia e l'amore per la vita che esprimono, valgono più di tante parole per raccontare il coraggio di una lotta paziente per i diritti e per la libertà. Valgono più di tanti appelli per ripetere al regime di Teheran quell'esortazione rimasta finora inascoltata: "Liberate Nasrin Sotoudeh!".
Non è servita una risoluzione del Parlamento europeo, che pochi giorni dopo quella vergognosa sentenza ha chiesto alle autorità iraniane di liberare Nasrin e di renderle giustizia. Non sono serviti gli appelli lanciati da Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, sua connazionale e collega, nonché sua cliente. Non è servito che la sezione americana dell'associazione internazionale PEN l'abbia insignita del prestigioso premio "Barbara Goldsmith Freedom to Write". Non sono servite le sollecitazioni di Amnesty International e delle maggiori organizzazioni per i diritti umani. Nasrin Sotoudeh resta nel carcere di Evin a scontare la sua ingiusta pena. Prigioniera politica perché difendeva altri prigionieri politici, molti dei quali come lei ancora in carcere (i giornalisti Isa Saharkhiz e Keyvan Samimi, dissidenti come Hesmatollah Tabarzadi, attivisti del movimento studentesco come Atefeh Nabavi) e arrestati dopo la repressione seguita alle contestate elezioni presidenziali del 2009. Prigioniera politica perché affermava i diritti delle donne e chiedeva, con il gruppo One Million Signatures, l'abolizione delle norme che le discriminano nell'ordinamento giuridico iraniano. Prigioniera politica come ricompensa perché una buona parte della sua vita professionale l'ha passata ha difendere bimbi e madri vittime di abusi di padri e mariti violenti e tiranni.
Moglie e madre, Nasrin Sotoudeh, lo è a sua volta. Ha lasciato a casa il marito Reza e i figli Nima e Meraveh, un bimbo di 4 anni e una di 12, che potrebbero averne 14 e 22 quando rivedranno la madre in libertà. "Mia tenerissima figlia - ha scritto mesi fa Nasrin a Meraveh in una lettera da Evin - tu sei stata la principale motivazione che mi ha spinto a dedicarmi ai diritti dei bambini. Pensavo allora, e ne sono tuttora convinta, che nessuno più dei miei stessi figli trarrà beneficio da tutti i miei sforzi nel campo dei diritti dei bambini." E ancora: "Come avrei potuto abbandonare la scena non appena sono stata convocata dalle autorità, sapendo che i miei clienti erano dietro le sbarre in prigione? Come avrei potuto abbandonarli dato che loro mi avevano assunto per la loro difesa legale ed erano in attesa di un processo? Non avrei mai potuto farlo."
Il marito di Nasrin, nel corso di questi 365 giorni, è stato spesso nel mirino delle autorità, che colpendolo speravano di creare ulteriore pressioni su Nasrin, di piegarla e spingerla a false confessioni autoaccusatorie. È stato anche lui arrestato, sebbene solo per 24 ore. Nel corso dell'estate, inoltre, lui e i due figli sono stati trattenuti per molte ore a Evin dopo la visita settimanale. In segno di protesta, da quasi un mese Nasrin Sotoudeh si rifiuta di ricevere ulteriori visite del marito e dei figli: "Per tutelare la loro sicurezza", fa sapere dal carcere. E questa reazione si aggiunge ai lunghi scioperi della fame (almeno tre) con i quali ha voluto reclamare i suoi diritti di prigioniera quando, ad esempio, le hanno vietato il contatto diretto con i figli, obbligandola a vederli attraverso un vetro. Non ha piegato la schiena, mai, nemmeno per uno dei 365 giorni, Nasrin Sotoudeh: donna minuta e solo apparentemente fragile, ma con una volontà d'acciaio e dalla sua il coraggio della verità; con una dignità ribelle che l'ha portata, nell'unica occasione in cui, nel corso di questo anno, le macchine fotografiche l'hanno potuta ritrarre (durante un trasporto in tribunale per una udienza), ad abbracciare, lei ammanettata, il suo Reza sotto lo sguardo grigio di un gendarme. E quelle foto, con l'energia e l'amore per la vita che esprimono, valgono più di tante parole per raccontare il coraggio di una lotta paziente per i diritti e per la libertà. Valgono più di tanti appelli per ripetere al regime di Teheran quell'esortazione rimasta finora inascoltata: "Liberate Nasrin Sotoudeh!".
Monday, August 29, 2011
Nasrin Sotoudeh Protests Family Abuse During Prison Visit
Nasrin Sotoudeh Protests Family Abuse During Prison Visit
In an interview with the International Campaign for Human Rights in Iran, Reza Khandan, husband of imprisoned human rights lawyer Nasrin Sotoudeh, said that she refrained from attending her weekly visitation with her family for the second week. Following a five-hour detention of her family members and physical abuse of her sister by prison officers during her last visitation, Sotoudeh announced that so long as the Iranian Judiciary does not restore Sotoudeh’s dignity*, she will continue to deprive herself from visiting with her family, saving them from future problems during visitations. Khandan told the Campaign he does not have any news about his wife.
“Again, she didn’t come to visitation this week. When I asked her ward-mates about her, they said she is generally well. I learned somehow that she was really stressed out after the children’s arrest during our visit two weeks ago, as she could not imagine the detention of her 4- and 11-year-old children while she is in prison herself and unable to do anything for them,” said Khandan.
24th August 2011
“Since last May, female political prisoners at Evin have not been allowed to make telephone calls, and they cannot find out about their children’s well-being during the week. And now Nasrin has refrained from coming to visits for the past two weeks. We have no communication channels with her. They don’t even allow us to send the prisoners photographs or letters. I sent her photographs of the family and the children, but prison authorities did not accept any of them. The communication breakdown is complete and I don’t know how long this will last,” he added.
Two weeks ago, Nasrin Sotoudeh’s family was harassed by a prison guard who tried to take away a notebook her husband was using to write down a list of things Sotoudeh needed in prison. The family was detained for five hours during which Sotoudeh’s sister was physically abused by a female officer. Sotoudeh has demanded the Judiciary’s restoration of her family’s dignity.
Sotoudeh is currently serving an eleven-year prison sentence at Evin Prison. The court has also barred her from her legal practice and foreign travel for 20 years.
*In this case, restoring dignity refers to Iranian authorities accepting responsibility for the harassment of Nasrin Sotoudeh’s family during their visit.
Monday, May 9, 2011
Nasrin Sotudeh e le altre. Non lasciamole sole
di Tiziana Ferrario
...ho incontrato Nasrin Sotudeh a Teheran qualche anno fa. Ero andata per seguire le elezioni del parlamento. C'erano pochi giornalisti stranieri in quel periodo, non come nel 2009 quando ci furono le tanto contestate elezioni che hanno riportato al potere Ahmadinejad. In tanti avevamo chiesto un'intervista con Nasrin, difensore dei diritti umani e lei aveva accettato di incontrarci tutti. Nel suo piccolo studio di due stanze c'era la coda delle troupe televisive in attesa. Era in cinta del suo ultimo figlio che oggi ha poco più di tre anni.
Minuta vestita di bianco con il velo in testa ci aveva ricevuti uno per uno, non certo per vanità, ma per denunciare al mondo le continue violazioni di diritti umani del regime iraniano. Mi aveva parlato dei minori rinchiusi nelle carceri iraniane condannati a morte, dell'aumento delle esecuzioni capitali durante l'era Ahmadinejad, mi aveva mostrato i poster della campagna one million signature, una raccolta di firme a favore dei diritti umani e delle donne. Una campagna sostenuta anche dal Premio Nobel Shirin Ebadi, amica di Nasrin Sotudeh e che ormai dallo scorso anno vive all'estero lontano dal suo paese. Era stata una lunga intervista, una di quelle che non piacciono al regime iraniano.
È stato proprio anche per i suoi continui contatti con i media internazionali che Nasrin Sotudeh è stata prima arrestata e poi condannata a undici anni di carcere. Una donna coraggiosa che a 47 anni, non merita di restare lontano dalla sua famiglia, dal marito e dai suoi due figli. Non riesco a non pensare alle cupe giornate di Nasrin Sotudeh in carcere a Teheran. Come abbiamo fatto con Sakineh dobbiamo restare al suo fianco. È grazie al coraggio di queste donne iraniane, di tante giovani, che abbiamo visto sfidare il regime degli ayatollah nella sanguinosa repressine del 2009 che forse un giorno anche in Iran la situazione cambierà. Non lasciamole sole.
Monday, April 25, 2011
Top PEN Prize to Honor Nasrin Sotoudeh, Jailed Iranian Lawyer, Writer, Activist
http://www.pen.org/viewmedia.php/prmMID/5825/prmID/174
April 13, 2011:
Top PEN Prize to Honor Nasrin Sotoudeh, Jailed Iranian Lawyer, Writer, Activist
Nobel Peace Prize Laureate Shirin Ebadi to Represent Imprisoned Colleague at Ceremony
FOR IMMEDIATE RELEASE
For more information contact:
Larry Siems, (212) 334-1660 ext. 105, (646) 359-0594 (cell)
Sarah Hoffman, (212) 334-1660 ext. 111, (201) 874-9849 (cell)
New York City, April 13, 2011—PEN American Center today named Nasrin Sotoudeh, a writer, lawyer, and leader of the women’s and children’s rights movement in Iran, as the recipient of its 2011 PEN/Barbara Goldsmith Freedom to Write Award. Sotoudeh was arrested on September 4, 2010, and is now serving an 11-year sentence for her outspoken advocacy in defense of her clients arrested after the June 2009 presidential elections and interviews she gave to human rights organizations and media about their cases.
The award, which honors international literary figures who have been persecuted or imprisoned for exercising or defending the right to freedom of expression, will be presented at PEN’s Annual Gala on April 26, 2011, at the American Museum of Natural History in New York City. Nobel Peace Prize laureate Shirin Ebadi, a close friend and associate of Ms. Sotoudeh, will attend the PEN Gala on April 26, 2011, and receive the award on her behalf. Ms. Ebadi, who is the author of Iran Awakening and the newly released memoir The Golden Cage: Three Brothers, Three Choices, One Destiny, will be available for interviews in conjunction with the event.
“Nasrin Sotoudeh not only embodies the spirit of the PEN/Barbara Goldsmith Freedom to Write Award, but also the spirit of this remarkable year,” said Kwame Anthony Appiah, president of PEN American Center. “As a writer, as an activist, and as a lawyer she has dedicated herself to a simple and powerful idea: the principle that the rights guaranteed by law are absolute and shared equally by all. At a moment when women and men around the world are standing together peacefully to reclaim this most basic truth, she is in one of the world’s most infamous prisons, to the great shame of the Iranian government. In honoring her with this award, we stand with the millions of Iranians she has stood up for and inspired, and we urge individuals and governments around the world to join us in pressing for her immediate release.”
Nasrin Sotoudeh, who is 47 and the mother of two young children, began her activism in 1991 as the only female writer for the Nationalist-religious publication Daricheh Goftegoo; one of her first projects was to prepare a series of interviews, reports, and articles on Iranian women to mark International Women’s Day, all of which her editor refused to run. After completing her Master’s Degree in International Law at Shahid Behshti University, Sotoudeh passed the bar exam in 1995 but was not permitted to practice law for another eight years, and so she concentrated on journalism instead, writing for several reformist newspapers, including Jame’e. When she was finally granted a law license in 2003, she specialized in women’s and children’s rights while continuing to write articles addressing these issues. Her clients have included women’s rights activists, among them the organizers of the grassroots, door-to-door One Million Signatures Campaign; journalists such as Isa Sharkhiz; political activists such as Hashmat Tabarzadi, head of Iran’s banned opposition group the Democratic Front; and Shirin Ebadi herself. She has also represented prisoners sentenced to death for crimes committed when they were minors and many Iranian opposition activists arrested in the crackdown following the June 12, 2009 presidential elections.
On August 29, 2010, security officers raided Sotoudeh’s home and office, confiscating several of her files and documents. Authorities also froze her assets. On September 4, 2010, she was summoned to the special court in Evin prison and arrested on charges of “spreading lies against the state,” “cooperating with the Center for Human Rights Defenders,” and “conspiracy to disturb order.” She was denied access to her lawyer and was restricted family visits for the first several months of her detention.
On January 9, 2011, Branch 26 of the Revolutionary Court sentenced Sotoudeh to a total of 11 years in prison—one year for “spreading lies against the regime,” five years for “acting against national security,” and another five years for “cooperating with the Center for Human Rights Defenders.” The court also banned her from practicing law and from traveling outside the country for 20 years, a term that begins after her release from prison and that for all intents and purposes confines her to Iran and bars her from her profession for life.
Sotoudeh has gone on several hunger strikes since her arrest, refusing even water during one 11-day stretch, to protest her detention and ill-treatment inside Evin Prison. She has reportedly lost a considerable amount of weight and is in poor health. She is being held in Ward 209 of Evin Prison, where she has spent much of the time in solitary confinement. Sotoudeh is still awaiting a decision in the court of appeals.
In announcing the award today in New York, Freedom to Write Program Director Larry Siems praised Nasrin Sotoudeh’s “unyielding spirit in her fight for justice, equality, and the rule of law in Iran.”
“From the start, Nasrin Sotoudeh has insisted on voicing the unspoken realities of post-revolutionary Iran,” Siems said. “The struggles of women, the experiences of minors swept up in Iran’s judicial system, the aspirations of writers, journalists and ordinary Iranians to engage in free and open debate about their country’s future—Nasrin has risked her own freedom to make sure these are acknowledged in Iran. That they have been acknowledged by sending her to prison speaks volumes about the Iranian leadership; that she is a hero and an inspiration to millions of her countrymen says even more about the Iranian people.”
Siems joined Appiah in urging the Obama administration to press Iranian authorities to bring their country into step with the human rights revolutions sweeping through the Middle East and release Sotoudeh, one of the most visible symbols of these universal values in Iran. “President Ahmadinejad has repeatedly praised the popular uprisings in the region while at the same time Iran’s security forces have been brutally suppressing peaceful demonstrations and dissent in Iran. This hypocrisy is lost on no one, at home or abroad.”
Writer, historian and PEN Member Barbara Goldsmith underwrites the PEN/Barbara Goldsmith Freedom to Write Award. This is the 25th year the award has honored an international literary figure who has been persecuted or imprisoned for exercising or defending the right to freedom of expression. Candidates are nominated by PEN International and any of its 145 constituent PEN centers around the world, and screened by PEN American Center and an Advisory Board comprising some of the most distinguished experts in the field. The Advisory Board for the PEN/Barbara Goldsmith Freedom to Write Award includes Carroll Bogert, Associate Director of Human Rights Watch; Vartan Gregorian, President of the Carnegie Corporation; Joanne Leedom-Ackerman, International Vice President of PEN International; Aryeh Neier, President of the Open Society Institute; and Joel Simon, Executive Director of the Committee to Protect Journalists.
The Freedom to Write Award is an extension of PEN’s year-round advocacy on behalf of the more than 900 writers and journalists who are currently threatened or in prison. Forty-five women and men have received the award since 1987; 32 of the 36 honorees who were in prison at the time they were honored were subsequently released.
PEN American Center is the largest of the 145 centers of PEN International, the world’s oldest human rights organization and the oldest international literary organization. The Freedom to Write Program of PEN American Center works to protect the freedom of the written word wherever it is imperiled. It defends writers and journalists from all over the world who are imprisoned, threatened, persecuted, or attacked in the course of carrying out their profession. For more information on PEN’s work, please visit www.pen.org
Monday, February 14, 2011
NASRIN SOTOUDEH, IN CARCERE ANCHE IL MARITO
NASRIN SOTOUDEH, IN CARCERE ANCHE IL MARITO
Punito il tentativo di difenderla
Aggiornamento 17 gennaio
Reza Khandan, coniuge della legale di Shirin Ebadi e difensore dei diritti umani, è stato condotto in prigione a Teheran. Ancora ignote le accuse mossegli dal regime, si pensa tuttavia che risiedano nelle dichiarazioni che ha rilasciato la scorsa settimana contro la dura condanna inflitta alla moglie. Fissata una cauzione di 50 mila dollari.
10 gennaio
Undici anni di carcere per Nasrin Sotoudeh
avvocato del Nobel per la Pace Shirin Ebadi
L'avvocato Nasrin Sotoudeh, attivista per i diritti umani e collaboratrice del Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi è stata condannata dalla magistratura iraniana a 11 anni di carcere e al divieto di esercitare la sua professione per 20 anni. Per 20 anni la donna non potrà nemmeno lasciare l'Iran.
Lo annuncia il marito all'agenzia di stampa France Presse. L'avvocato, in carcere da settembre, è stata dichiarata colpevole di "azioni contro la sicurezza nazionale e propaganda contro il regime, oltre che di appartenenza al Centro dei difensori dei diritti dell'Uomo", il gruppo di legali fondato e guidato proprio da Shirin Ebadi.
A dicembre la magistratura iraniana ha imposto il divieto di lasciare il Paese anche a Shirin Ebadi, accusandola di evasione fiscale e sequestrandole tutti i beni. Il Premio Nobel che si trova all'estero ha respinto questa accusa facendo ricorso alla Corte dei conti.
Tuesday, January 18, 2011
Nasrin Sotoudeh, in carcere anche il marito
http://www.gariwo.net/attivita/attivita.php?cod=621
punito il tentativo di difenderla
Aggiornamento 17 gennaio
Reza Khandan, coniuge della legale di Shirin Ebadi e difensore dei diritti umani, è stato condotto in prigione a Teheran. Ancora ignote le accuse mossegli dal regime, si pensa tuttavia che risiedano nelle dichiarazioni che ha rilasciato la scorsa settimana contro la dura condanna inflitta alla moglie. Fissata una cauzione di 50 mila dollari.
10 gennaio
Undici anni di carcere per Nasrin Sotoudeh
avvocato del Nobel per la Pace Shirin Ebadi
L'avvocato Nasrin Sotoudeh, attivista per i diritti umani e collaboratrice del Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi è stata condannata dalla magistratura iraniana a 11 anni di carcere e al divieto di esercitare la sua professione per 20 anni. Per 20 anni la donna non potrà nemmeno lasciare l'Iran.
Lo annuncia il marito all'agenzia di stampa France Presse. L'avvocato, in carcere da settembre, è stata dichiarata colpevole di "azioni contro la sicurezza nazionale e propaganda contro il regime, oltre che di appartenenza al Centro dei difensori dei diritti dell'Uomo", il gruppo di legali fondato e guidato proprio da Shirin Ebadi.
A dicembre la magistratura iraniana ha imposto il divieto di lasciare il Paese anche a Shirin Ebadi, accusandola di evasione fiscale e sequestrandole tutti i beni. Il Premio Nobel che si trova all'estero ha respinto questa accusa facendo ricorso alla Corte dei conti.
Reza Khandan, coniuge della legale di Shirin Ebadi e difensore dei diritti umani, è stato condotto in prigione a Teheran. Ancora ignote le accuse mossegli dal regime, si pensa tuttavia che risiedano nelle dichiarazioni che ha rilasciato la scorsa settimana contro la dura condanna inflitta alla moglie. Fissata una cauzione di 50 mila dollari.
10 gennaio
Undici anni di carcere per Nasrin Sotoudeh
avvocato del Nobel per la Pace Shirin Ebadi
L'avvocato Nasrin Sotoudeh, attivista per i diritti umani e collaboratrice del Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi è stata condannata dalla magistratura iraniana a 11 anni di carcere e al divieto di esercitare la sua professione per 20 anni. Per 20 anni la donna non potrà nemmeno lasciare l'Iran.
Lo annuncia il marito all'agenzia di stampa France Presse. L'avvocato, in carcere da settembre, è stata dichiarata colpevole di "azioni contro la sicurezza nazionale e propaganda contro il regime, oltre che di appartenenza al Centro dei difensori dei diritti dell'Uomo", il gruppo di legali fondato e guidato proprio da Shirin Ebadi.
A dicembre la magistratura iraniana ha imposto il divieto di lasciare il Paese anche a Shirin Ebadi, accusandola di evasione fiscale e sequestrandole tutti i beni. Il Premio Nobel che si trova all'estero ha respinto questa accusa facendo ricorso alla Corte dei conti.
Iran: Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani deve essere rilasciata!
http://www.amnesty.it/detenzione_avvocatessa_Nasrin_Sotoudeh_Iran
Data di pubblicazione dell'appello: 17.01.2011
Status dell'appello: chiuso
AU: 197/10 F2 MDE 13/005/2011
- Nasrin Sotoudeh © Payvand.com
Grazie alle 2007 persone che hanno firmato in favore di Nasrin Sotoudeh. vi terremo aggiornati sull'evoluzione della sua storia.
Terzo Aggiornamento
Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, madre di due bambini di 10 e tre anni, è stata condannata, il 9 gennaio, a 11 anni di carcere. Le è stata preclusa, inoltre, la possibilità di esercitare la professione legale e di lasciare l'Iran per 20 anni. È prigioniera di coscienza, detenuta solo in relazione al suo lavoro di avvocato, e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.
Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani, è stata condannata a 11 anni di carcere per "atti contro la sicurezza nazionale", "propaganda contro il regime" e per la sua appartenenza al Centro per i difensori dei diritti umani (Chrd). La donna nega di aver mai fatto parte del Chrd. Queste accuse derivano solo dalla sua attività di avvocato per i diritti umani. Il giorno stesso in cui la sentenza di Nasrin Sotoudeh è stata emessa, dalla sezione uno del Tribunale rivoluzionario, che ha sede nel carcere di Evin (dove Nasrin Sotoudeh è detenuta), è stato convocato il marito, Reza Khandan, per essere interrogato entro sette giorni. Anche l'avvocato della donna, Nasim Ghanavi, ha riferito di essere stato convocato.
Dal momento del suo arresto, il 4 settembre 2010, Nasrin Sotoudeh è stata per lo più tenuta in isolamento nel carcere di Evin, Teheran. La sua salute è stata indebolita da tre scioperi della fame per protestare contro la sua detenzione senza accuse né processo e le sue condizioni detentive. Mentre inizialmente le erano concessi contatti molto frequenti con la sua famiglia e l'avvocato, ora può chiamare la sua famiglia una sola volta alla settimana. Nasrin Sotoudeh ha potuto incontrare i suoi due figli in soltanto due occasioni e soltanto dietro uno schermo di vetro (una "cabina"), mentre può incontrare il marito, Reza Khandan, ogni due settimane.
Terzo Aggiornamento
Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, madre di due bambini di 10 e tre anni, è stata condannata, il 9 gennaio, a 11 anni di carcere. Le è stata preclusa, inoltre, la possibilità di esercitare la professione legale e di lasciare l'Iran per 20 anni. È prigioniera di coscienza, detenuta solo in relazione al suo lavoro di avvocato, e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.
Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani, è stata condannata a 11 anni di carcere per "atti contro la sicurezza nazionale", "propaganda contro il regime" e per la sua appartenenza al Centro per i difensori dei diritti umani (Chrd). La donna nega di aver mai fatto parte del Chrd. Queste accuse derivano solo dalla sua attività di avvocato per i diritti umani. Il giorno stesso in cui la sentenza di Nasrin Sotoudeh è stata emessa, dalla sezione uno del Tribunale rivoluzionario, che ha sede nel carcere di Evin (dove Nasrin Sotoudeh è detenuta), è stato convocato il marito, Reza Khandan, per essere interrogato entro sette giorni. Anche l'avvocato della donna, Nasim Ghanavi, ha riferito di essere stato convocato.
Dal momento del suo arresto, il 4 settembre 2010, Nasrin Sotoudeh è stata per lo più tenuta in isolamento nel carcere di Evin, Teheran. La sua salute è stata indebolita da tre scioperi della fame per protestare contro la sua detenzione senza accuse né processo e le sue condizioni detentive. Mentre inizialmente le erano concessi contatti molto frequenti con la sua famiglia e l'avvocato, ora può chiamare la sua famiglia una sola volta alla settimana. Nasrin Sotoudeh ha potuto incontrare i suoi due figli in soltanto due occasioni e soltanto dietro uno schermo di vetro (una "cabina"), mentre può incontrare il marito, Reza Khandan, ogni due settimane.
Reza Khandan ha trascorso una notte nel carcere di Evin a Teheran. Il 16 gennaio è stato chiamato a comparire presso l'ufficio del procuratore della capitale iraniana. Dopo aver atteso tre ore, è stato condotto in una cella, dove ha dovuto indossare la divisa da detenuto. È stato interrogato per circa 10 minuti con gli occhi bendati e ha chiesto che due delle sue risposte fossero messe per iscritto. Gli è stato comunicato di essere stato accusato di "pubblicazione di falsità" e di "disturbo dell'opinione pubblica" per aver inviato una lettera alla procura della repubblica in cui si lamentava delle condizioni di detenzione della moglie, Nasrin Sotoudeh.
È stato rilasciato il giorno dopo, il 17 gennaio, dopo il pagamento di una garanzia di 500 milioni di rial iraniani (circa 37.000 euro); questo denaro sarà incassato da un garante nel caso in cui l'uomo non si presenti alla prossima convocazione. La sorella di Nasrin Sotoudeh si è offerta di fargli da garante, ma le autorità non l'hanno ritenuta adeguata ed è stato individuato un'altra persona. Reza Khandan rischia ulteriori maltrattamenti e di essere arrestato nuovamente.
È stato rilasciato il giorno dopo, il 17 gennaio, dopo il pagamento di una garanzia di 500 milioni di rial iraniani (circa 37.000 euro); questo denaro sarà incassato da un garante nel caso in cui l'uomo non si presenti alla prossima convocazione. La sorella di Nasrin Sotoudeh si è offerta di fargli da garante, ma le autorità non l'hanno ritenuta adeguata ed è stato individuato un'altra persona. Reza Khandan rischia ulteriori maltrattamenti e di essere arrestato nuovamente.
Monday, January 17, 2011
Nasrin Sotoudeh condannata a 11 anni di carcere
Iran: Nasrin Sotoudeh condannata a 11 anni di carcere
Lunedì 10 Gennaio 2011 17:30
http://www.focusmo.it/sociale/69-condizioni-di-vita/7440-iran-nasrin-sotoudeh-condannata-a-11-anni-di-carcere.html
L'avvocato iraniano per i diritti umani, Nasrin Sotoudeh, è stata condannata a 11 anni di carcere. Alla donna, professionista di prestigio nel Paese, è stata anche vietata la possibilità di esercitare nei prossimi vent'anni e di lasciare l'Iran. Lo ha riferito il marito alla stampa. Nasrin è stata arrestata a Settembre, accusata di aver agito ai danni della sicurezza nazionale.
La campagna internazionale per i diritti umani in Iran (ICHRI), partita da New york , ha definito la sentenza "un aborto spontaneo della giustizia", aggiungendo che dovrebbe essere annullata in appello. Secondo Reza Khandan, il marito della signora Sotoudeh, le accuse la dipingerebbero come un'attentatrice ai danni dello Stato, colpevole di aver incentivato la propaganda contro il regime e di aver aderito al Centro difensori dei diritti umani, un gruppo guidato dal premio nobel iraniano per la pace Shirin Ebadi. Le accuse contro Nasrin, madre di due figli, sono fondate principalmente su interviste concesse a media stranieri, nelle quali si faceva riferimento ai suoi clienti, in carcere dopo le contestazioni seguite alle elezioni presidenziali del Giugno 2009.
Tuesday, January 11, 2011
Iran: Nasrin Sotoudeh condannata a 11 anni di carcere
http://www.focusmo.it/sociale/69-condizioni-di-vita/7440-iran-nasrin-sotoudeh-condannata-a-11-anni-di-carcere.html
Lunedì 10 Gennaio 2011
L'avvocato iraniano per i diritti umani, Nasrin Sotoudeh, è stata condannata a 11 anni di
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carcere. Alla donna, professionista di prestigio nel Paese, è stata anche vietata la possibilità di esercitare nei prossimi vent'anni e di lasciare l'Iran. Lo ha riferito il marito alla
stampa. Nasrin è stata arrestata a Settembre, accusata di aver agito ai danni della sicurezza nazionale.
La campagna internazionale per i diritti umani in Iran (ICHRI), partita da New york , ha definito la sentenza "un aborto spontaneo della giustizia", aggiungendo che dovrebbe essere annullata in appello. Secondo Reza Khandan, il marito della signora Sotoudeh, le accuse la dipingerebbero come un'attentatrice ai danni dello Stato, colpevole di aver incentivato la propaganda contro il regime e di aver aderito al Centro difensori dei diritti umani, un gruppo guidato dal premio nobel iraniano per la pace Shirin Ebadi. Le accuse contro Nasrin, madre di due figli, sono fondate principalmente su interviste concesse a media stranieri, nelle quali si faceva riferimento ai suoi clienti, in carcere dopo le contestazioni seguite alle elezioni presidenziali del Giugno 2009.
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