Monday, March 12, 2012

MICHELE MINORITA Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, in prigione da un anno

Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani, in prigione da un anno. Questa è la storia di una donna coraggiosa. Una donna coraggiosa, perseguitata proprio perché è coraggiosa, perché non si piega alla violenza del potere, del regime. Una donna che rivendica i suoi diritti, che chiede rispetto e vuole essere rispettata. Questa donna si chiama Nasrin Sotoudeh, un nome che dovremmo scandire ovunque .Nasrin Sotoudeh è da 365 giorni nel carcere di Evin, vicino Teheran; da molti mesi in isolamento; ha condotto tre lunghi scioperi della fame, resistendo a pressioni e minacce continue. Avvocatessa iraniana per i diritti umani, attivista per la parità delle donne, abituata a difendere minori vittime di abusi, prigionieri politici, condannati a morte, Nasrin ha passato così un anno della sua vita: tra le mura di una cella, accusata e condannata per propaganda contro il sistema e attentato alla sicurezza nazionale.hanno arrestata il 4 settembre 2010, pochi giorni dopo che la sua casa e il suo ufficio erano stati perquisiti dalle forze dell'ordine. Convocata per l’ennesimo interrogatorio non è stata più rilasciata. Il 9 gennaio 2010 la sezione 26 del Tribunale rivoluzionario di Teheran emette contro di lei una sentenza che la costringe a scontare una pena di 11 anni in carcere e la sospende per 20 anni dall'avvocatura.Il Parlamento europeo, pochi giorni dopo quella vergognosa sentenza, ha chiesto alle autorità iraniane di liberare Nasrin e di renderle giustizia. In suo favore gli appelli di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, sua connazionale e collega, nonché sua cliente. La sezione americana dell'associazione internazionale PEN l'ha insignita del prestigioso premio "Barbara Goldsmith Freedom to Write". Amnesty International e delle maggiori organizzazioni per i diritti umani hanno organizzato campagne in suo favore. Non sono servite, finora: Nasrin Sotoudeh resta nel carcere di Evin a scontare la sua ingiusta pena. Prigioniera politica perché difende altri prigionieri politici arestati dopo la repressione seguita alle elezioni presidenziali farsa del 2009, molti dei quali come lei ancora in carcere: i giornalisti Isa Saharkhiz e Keyvan Salimi; dissidenti come Hesmatollah Tabarzadi; attivisti del movimento studentesco come Atefeh Natavi. Prigioniera politica perché afferma i diritti delle donne e chiede, con il gruppo One Million Signatures, l'abolizione delle norme che le discriminano nell'ordinamento giuridico iraniano. Prigioniera politica come conseguenza del fatto che una buona parte della sua vita professionale l'ha passata ha difendere bimbi e madri vittime di abusi di padri e mariti violenti e tiranni.Sposata, ha due figli: Nima e Meraveh, di 4 anni e 12 anni, che potrebbero averne 14 e 22 quando rivedranno la madre in libertà. "Mia tenerissima figlia - ha scritto mesi fa Nasrin a Meraveh in una lettera da Evin - tu sei stata la principale motivazione che mi ha spinto a dedicarmi ai diritti dei bambini. Pensavo allora, e ne sono tuttora convinta, che nessuno più dei miei stessi figli trarrà beneficio da tutti i miei sforzi nel campo dei diritti dei bambini…Come avrei potuto abbandonare la scena non appena sono stata convocata dalle autorità, sapendo che i miei clienti erano dietro le sbarre in prigione? Come avrei potuto abbandonarli dato che loro mi avevano assunto per la loro difesa legale ed erano in attesa di un processo? Non avrei mai potuto farlo." marito di Nasrin, nel corso di questi 365 giorni, è stato spesso nel mirino delle autorità, che colpendolo sperano di creare ulteriore pressioni su Nasrin, di piegarla e spingerla a false confessioni autoaccusatorie. È stato anche lui arrestato, sebbene solo per 24 ore. Nel corso dell'estate, inoltre, lui e i due figli sono stati trattenuti per molte ore a Evin dopo la visita settimanale. In segno di protesta, da quasi un mese Nasrin si rifiuta di ricevere ulteriori visite del marito e dei figli: "Per tutelare la loro sicurezza", fa sapere dal carcere. A questa reazione si aggiungono lunghi scioperi della fame (almeno tre) con i quali vuole reclamare i suoi diritti di prigioniera quando, ad esempio, le hanno vietato il contatto diretto con i figli, obbligandola a vederli attraverso un vetro. Donna minuta e solo apparentemente fragile, ma con una volontà d'acciaio e dalla sua il coraggio della verità, Nasrin non ha piegato la schiena mai; con una dignità ribelle che l'ha portata, nell'unica occasione in cui, nel corso di questo anno, le macchine fotografiche l'hanno potuta ritrarre (durante un trasporto in tribunale per una udienza), ad abbracciare, lei ammanettata, il marito sotto lo sguardo grigio di un gendarme. E quelle foto, con l'energia e l'amore per la vita che esprimono, valgono più di tante parole per raccontare il coraggio di una lotta paziente per i diritti e per la libertà. Per questo non bisogna stancarsi di chiedere che finalmente Nasrin Sotoudeh sia liberata.